E’ possibile commuoversi davanti ad un’opera di architettura? Succede raramente, ma l’Opera House di Sydney è uno di quegli edifici in grado di farlo.

Ancora una volta l’unico modo di apprezzare veramente un edificio è visitarlo dal vivo; tutte le fotografie e i disegni che lo descrivono non sono mai sufficienti a rendere vera giustizia ad un capolavoro, per di questo si tratta. L’Opera House di Utzon è frutto di un progetto che, oserei dire, è perfetto.

Tre sono gli elementi che compongono quest’opera perfetta: il molo su cui poggia che diventa basamento: il luogo dei servizi, degli accessi e della passeggiata; un magistrale gioco di ‘vele’ che appoggia delicatamente sul basamento; un sistema di transizione ‘soffice’ costituito dalle enormi vetrate, una delle prime opere della Parmasteelisa, l’impresa italiana che ha fatto da supporto ad ulteriori importanti opere d’architettura, prime tra tutte quelle di Frank Gehry. Infine la cura dei dettagli, delle sponde e dei parapetti, dell’illuminazione e dei rivestimenti.. l’Opera House di Sydney anche da questo punto di vista rappresenta un abaco di soluzioni rigorose e precise.

In definitiva un edificio che per qualsiasi architetto è sufficiente a meritare un viaggio in Australia.. ecco cosa rappresenta l’Opera di Utzon, questo geniale architetto danese che, analogamente allo sfortunato Spreckelsen, vincitore del concorso per la Grande Arche della Défense di Parigi, non ha potuto assistere alla realizzazione conclusiva del suo capolavoro terminato.

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